giovedì 22 maggio 2008

Se penso a quello che eri...che compassione che ho per te!

Vedo Guccini dappertutto: sta sui giornali, in televisione, su internet e pure alla Piola, l'enoteca-libreria italiana di Bruxelles!
Cresciuto con le sue canzoni, a fine Aprile ho sborsato 20 eurini per vederlo (prezzo stabilito dalla Piola per potersi rifare in parte del suo cachet).
E mica scherzo quando dico che ho pagato per vederlo!
Perchè il signorotto, in piena depressione post-tabaccum, non ha cantato nè suonato.
Quello che ha detto? Bhé, avrei preferito non sentirlo.
Una serie di banalità terrificanti, passando da "in Belgio il tempo é brutto" per arrivare all'originalissimo "con l'Euro tutto costa il doppio".
Piu' che ad un incontro con uno dei piu' grandi cantautori italiani, mi sembrava di essere al pranzo di Natale con un vecchio zio.
Lunghi discorsi conditi da interminabili lamentele.
Parole, tante parole sull'orribile, scomodissimo viaggio in aereo che l'ha portato a Bruxelles. Viaggio durante il quale, ahilui, gli è stata servita una cosa "ottimisticamente chiamata Panino Col Prosciutto".
"Il nostro compagno comunista avrà viaggiato su Ryanair", penserete voi. No, non proprio. Il signorotto si è fatto pagare dalla Piola un viaggio in Business Class su Brussels Airlines.
Poi tante, tantissime parole su quanto sia ingrassato da quando ha smesso di fumare, con dettagliate descrizioni su tutto cio' che mangia e con quanta frequenza, pesche sciroppate in scatola comprese.
Certo, qualche risatina l' ha pure strappata: sia perchè é effettivamente simpatico (un vecchio zio burbero, appunto), sia perchè tutti stavamo li', sorridenti, in attesa della battuta o della genialata che ci avrebbe davvero colpito. Stiamo ancora sorridendo in attesa.
Un'ultima cosa: ha presentato il suo ultimo libro, "Tango e gli altri. Romanzo di una raffica, anzi tre". Un romanzo che narra alcune storie ambientate ai tempi della Resistenza.
Alla domanda "a causa del suo libro è stato accusato di revisionismo, un po' come succede a Pansa. Che ne pensa?", ha risposto che lui ha cercato di raccontare nel suo romanzo quella che era la realtà, ossia che esistevano partigiani buoni e partigiani cattivi.
Ha detto che la differenza tra lui è Pansa sta nel fatto che il giornalista specula su questo tema. Al che ho pensato "Che bravo, lui non ci specula, sicuramente il suo libro lo regala". Poi ho girato il libro, e il prezzo c'era. Diciassette euro e cinquanta. Trentacinquemila lire. E' proprio vero che con l'Euro è tutto raddoppiato.

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mercoledì 14 maggio 2008

L'Informazione: un Travaglio senza parto

Da due giorni mi arrovello.

A Bruxelles splende il sole, e io mi arrovento e arrovello sull'arrotino Travaglio e i suoi coltelli, ovvero le parole.

Mi piace Travaglio, da sempre. Lo trovo rigoroso, attento, documentato ed estremamente ironico. Semplicemente, un giornalista che fa il suo mestiere.

Mi arrovello perchè non riesco a capire cosa mi abbia fatto storcere il naso vedendo la puntata di "Che tempo che fa" di sabato scorso. C'è qualcosa che non mi è piaciuto nel discorso pur dialetticamente impeccabile di Travaglio.

La cosa che invece mi esalta è che questa vicenda offre spunti per belle riflessioni sul giornalismo e sul mestiere del giornalista.

Partiamo dal fatto che la libertà d'informazione viene prima di tutto. Sempre e comunque.
Ma il fatto non è l'informazione, o meglio l'informazione, per essere tale, dev'essere precisa e completa, e non è tale in mancanza di tutta una serie di elementi. Analizziamo un po' la questione:
1) Travaglio parte dicendo che i politici decidono le agende dei giornali, e prende come esempio il fatto che, alla nomina di Schifani a Presidente del Senato, nessun giornale ha parlato di alcune sue frequentazioni mafiose, cosa tra l'altro falsa perchè L'Unità e Il Giornale lo hanno fatto, come ammetterà piu' tardi lo stesso Travaglio. La falsità dell'esempio preso potrebbe già far cadere la teoria di Travaglio, ma sorvoliamo.

2) La notizia "i giornali sono servi della politica", vista la pesantezza dell'esempio preso, passa in secondo piano. Improvvisamente la notizia diventa "Schifani ha avuto frequentazioni mafiose".

Questa non è una cosa da non dire, anzi. Bisogna dirla, ma a questo punto bisogna spiegare Chi-Come-Dove-Quando-e soprattutto Perchè. Solo allora il fatto diventa informazione. E, visto l'argomento delicato, si ha l'obbligo di spiegare a chi ascolta tutto quello che c'è da sapere sulla questione. Altrimenti sembrano solo parole, coltelli usati ad arte per fare colpo sul pubblico, per fare sensazione.

3) Poco prima, Travaglio aveva espresso chiaramente il suo giudizio su Schifani, paragonandolo ironicamente ad un lombrico o ad una muffa. La battuta, divertente e alquanto condivisibile, ha il potere di viziare la notizia successiva.
Essa infatti non ha piu' l'oggettività e neutralità dell'informazione che Travaglio dice di voler fare (asettica, "british style", solo fatti senza opinioni), ma appare piu' come una sorta di "accanimento", quell' insistere sullo stesso soggetto tipico degli sketch di satira piuttosto che del giornalismo. A contorno di cio' ci sono sorrisetti, ammiccamenti, gesti e sguardi piuttosto teatrali.

Detto cio', la mia confusione su questa vicenda nasce dal fatto che:

1) Amo il giornalismo d'opinione, Fallaci docet. Amo quando nel raccontare un fatto, il giornalista mette se stesso, i suoi pensieri, le sue esperienze, le sue sensazioni. Ma per farlo bene bisogna avere l'onestà intellettuale di ammetterlo, senza nascondere dietro un "ma io ho esposto solo dei fatti" delle prese di posizione personali belle e buone. E quando lo si fa, non bisogna scandalizzarsi all'arrivo di querele o all'apertura di istruttorie.

2)Travaglio è bravo e meno male che c'è. Ma forse è meglio se continua a fare il Travaglio e non il comico impegnato e paladino di mille cose stile Beppe Grillo. Un Grillo basta e avanza, all'arrivo del secondo ci sarebbe da correre verso gli insetticidi.


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